Jaletheia
 
 
“Un suggerimento attraverso le parole di uno scrittore:
…vacanza vuol dire infatti «vuoto», quindi «mancanza», l’ideale per riscoprirsi «capaci»
di ricevere la vita dove trabocca, essere riempiti di un «contenuto» che non più esserci
tolto, e che quindi ci fa «contenti». Anche per questo dedico due settimane delle mie
vacanze a un trekking in montagna dove il cellulare quasi non prende e bisogna concentrarsi
sulle cose evidenti: il passo, la fatica, il silenzio e le parole misurate, la bellezza di laghi,
ghiacciai, animali, alberi, fiumi... e gli altri, con cui condividere l’ascesa e questo ben di Dio. Il
«ben di Dio» è tutto ciò che ci è dato per riempire la nostra capacità di vita e sentirci di
nuovo vivi. Solo questo può farci riposare, perché ci rende di nuovo attenti, fiduciosi e fedeli a
una vita che spesso diventa opaca, noiosa, assurda. Inoltre questo ci abitua a ricevere le cose
semplici come «eventi» e guarisce sia dall’indifferenza sia dall’ossessione della prestazione,
anche in vacanza, atteggiamento che porta a cercare e moltiplicare gli eventi esteriori, nella
speranza di trovare il riposo nell’eccezionale o nell’esotico, finendo le vacanze più stanchi di
prima. Per ricevere la densità riposante delle cose dobbiamo seguire il consiglio che il Lear di
Shakespeare dà alla figlia in uno dei passi più belli di tutta la letteratura: «Vivremo, pregando,
cantando,/e raccontandoci antiche storie... e prenderemo su di noi il mistero delle cose come
se fossimo le spie di Dio,/e vedremo consumarsi partiti e fazioni di potenti,/che s’alzano e
s’abbassano come la marea/sotto l’influsso della luna». Prendere su di sé il mistero delle cose
non è un esercizio esoterico o emotivo, ma il serissimo «compito» di ricevere e condividere,
con chi amiamo, la vita come continuo «evento» organizzato dalle cose traboccanti di
significato, liberi dal sali e scendi di una marea di cose inutili. Solo incontrando «il ben di Dio»
diventiamo «spie di Dio»: coloro che, ricevendo il «segreto» traboccante della vita, ne
diventano «segretari», lo custodiscono e segnalano ad altri (aggiornando il testo) come spie
accese.
Occorre scegliere bene luoghi e attività delle vacanze. Non si tratta né di intraprendere
azioni mirabolanti né di ripetere sempre le stesse cose, ma di scegliere, prima di tutto noi, i
materiali necessari a risvegliare il nostro/loro sentimento della vita. Allora i compiti potranno
essere di qualsiasi tipo, scolastici o meno, concordati (con gli insegnanti?) e condivisi (con
familiari e amici?): libri (uno tra quelli dati a scuola?) letti insieme ad alta voce in serate senza
tv, esercizi (dallo sport alla preghiera), approfondimenti (dalle osservazioni celesti a imparare
una lingua, dalle visite in luoghi studiati a iniziare a suonare uno strumento), tenere compagnia
a chi è solo o aiutare chi le vacanze non può permettersele, e tutto ciò che sceglierete con
creatività essenziale e traboccante di significato: due ore, tre volte a settimana (senza
cellulare). Vi stupirete. Vi riposerete. Ve lo ricorderete.”zione.
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