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Rattinzki 27 nov. 2020 la 15:13 
Kant, nella critica del Giudizio, dopo aver trattato del "bello", analizza il sublime. Il sublime secondo la visione settecentesca era un valore estetico prodotto da qualcosa di smisurato o di incommensurabile;Kant inizia distinguendo due tipi di sublime, quello matematico e quello dinamico. Il sublime matematico nasce in presenza di qualcosa smisurantemente grande, dove ambivalentemente si prova dispiacere per l' impossibilità di raggiungere tali grandezze, dall' altra proviamo piacere nel momento in cui osserviamo che quella grandezza è piccola se confrontata all' infinito.
Rattinzki 27 nov. 2020 la 15:13 
Il dispiacere dell' immaginazione si converte in un piacere della ragione, perchè delle cose finite riescono a risvegliare in noi l' idea dell' infinito, e nel momento in cui ci accorgiamo che l' idea dell' infinito è in noi, ci rendiamo conto che il vero sublime non risiede tanto nella realtà che ci sta di fronte, ma in noi stessi, che convertiamo una stima iniziale per l' oggetto contemplato, con una stima finale per il soggetto contemplante, ovvero l' uomo. Il sublime dinamico invece nasce in presenza di poderose forze naturali. Infatti in questa situazione, il terrore iniziale causato dall' aver notato della propria piccolezza materiale e impotenza nei confronti della natura, viene sostituito dal piacere della nostra grandezza spirituale dovuta alla nostra realtà di esseri umani, razionali e dalla legge morale che è in noi.
mAgic_ 9 nov. 2020 la 10:53 
Nella seconda sezione della Fenomenologia dello Spirito, Hegel affronta l’ultima parte del cammino della coscienza per assumere la piena comprensione di sé. L’universalità agognata ma non raggiunta nella fase precedente è realizzata, invece, nella fase dello spirito: la ragione si incarna nelle istituzioni storico-politiche di un popolo, nello Stato. Non è l’individuo a fondare la realtà in cui vive ma, al contrario, è la realtà a fondare l’individuo. L’uomo non è dunque sganciato dal contesto ma ne è immerso e esprime e realizza se stesso nel momento stesso in cui condivide e fa propri i valori della collettività. I concetti di “giusto” o “sbagliato” sarebbero vuoti se non ci fosse un contenitore (lo Stato) a determinarne il contenuto.
mAgic_ 9 nov. 2020 la 10:52 
Secondo Kant la ragion pratica pura, a differenza di quella teorica, non ha bisogno di essere criticata poichè ubbidisce a leggi universali. invece quella empirica, poichè fornisce "massime di comportamento" dall'esperienza, concerne poco la morale. In pratica nella ragione teorica non si può andare oltre l'esperienza, e in quella pratica l'esperienza non va considerata. Tuttavia anche la ragione pratica ha comunque dei limiti, così come li ha la morale, che deve essere salvaguardata dal fanatismo. Per esempio, poi, la ragione si deve sempre scontrare col sentimento, generando il dovere. ecco perchè Kant è detto "filosofo del finito".
bossetti 23 oct. 2020 la 10:18 
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bossetti 30 aug. 2020 la 0:18 
+rep best teammate :D