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Πρόσφατες κριτικές από τον Crisostomo

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24.2 ώρες συνολικά (21.0 ώρες όταν γράφτηκε)
Che cos'è l'utopia? Un modello di società perfetta nella quale gli uomini possano vivere pacificamente e idillicamente? Oppure un ideale, qualcosa di irrealizzabile? O, forse, la domanda più sensata è: può, questa, durare nel tempo? Il concetto di utopia è effettivamente molto antico, dai ai tempi dell'antica Grecia, nonostante il termine risalga al XVI secolo, momento in cui è stato coniato da Tommaso Moro: gli umanisti, in opere come l'Arcadia di Sannazzaro, hanno sottolineando le perplessità e le contraddizioni insite in questo concetto. Lo sa bene Andrew Ryan, fondatore di Rapture, che volle "realizzare l'impossibile": una città subacquea, la cui società, ispirata dall'ideologia liberale, si sarebbe dovuta slegare dall'etica, dalla religione e dalla politica, facendo in modo che ogni abitante della stessa, "col sudore della propria fronte" potesse esprimere in tutta libertà le proprie potenzialità. Chi ha giocato a Bioshock però saprà bene che la sua utopia, presto, si trasformerà in distopia e il caos e il delirio saranno gli elementi che porteranno alla decadenza di questa "gloriosa civiltà". Irrational games, dopo circa un lustro, ha sviluppato un nuovo capitolo di questa serie: Bioshock Infinite. Ci troviamo nel 1912 e gli USA, ormai divenuti una grande potenza mondiale, decidono di costruire una città sulle nuvole, una nuova utopia, sfruttando le nuove grandi scoperte scientifiche e tecnologiche. La trama narra le vicende di Booker Dewitt che, a causa di alcuni debiti di gioco, viene inviato a Columbia per recuperare una ragazza di nome Elizabeth, rinchiusa sin da piccola in un luogo non ben identificato. Ken Levine, a capo del team si sviluppo, ha creato un'ambientazione di buona qualità e il level design riesce, in alcuni casi, a stupire per la sua grandiosità. Inoltre, la colonna sonora di Infinite è discreta, senza contare poi l'ottima qualità del doppiaggio in italiano. Il gameplay è molto simile rispetto ai precedenti capitoli: si tratta di uno sparatutto in soggettiva in cui utilizzeremo, oltre alle canoniche armi da fuoco, dei "vigor" che sono delle peculiari abilità magiche con cui potremo, ad esempio, incenerire oppure fulminare i nostri nemici. È inoltre presente un sistema di crescita del personaggio che ci permetterà, attraverso la raccolta di denaro o di potenziamenti, di migliorare il nostro alter-ego per renderlo più efficiente in combattimento. Nonostante una buona quantità di pregi, però, questo nuovo capitolo presenta anche dei difetti... Non si può usare salvataggio manuale e i checkpoint sono molto distanti e, qualora volessimo uscire dal gioco, spesso, saremo costretti a ripetere sessioni lunghe anche più di venti minuti. Il gameplay, rispetto ai precedenti capitoli, è stato semplificato e reso meno "accattivante" ed in generale sembra un "more of the same" rispetto agli altri due episodi della saga. Inoltre, nonostante io non abbia avuto problemi di sorta, il gioco, a tre giorni dal suo rilascio, presenta numerosi problemi di ottimizzazione su diverse configurazioni: il Vsync è mal implementato e diversi giocatori riscontrano fastidiosi problemi di stuttering; poi, la qualità delle texture non è molto elevata per gli standard odierni (nonostante tecnicamente il titolo sia più che sufficiente) e c'è una forte ridondanza nei modelli dei png. Sono, poi, presenti degli errori gravissimi nella scrittura di alcune frasi in lingua latina. Nonostante questi (e altri) difetti, Bioshock: Infinite si presenta essere come un acquisto consigliato per tutti gli amanti della serie ed, in generale, tutti coloro che amino gli sparatutto in soggettiva con una trama e un'ambientazione di spessore. Ve lo dico sinceramente, non ci saranno personaggi del calibro di Sander Cohen o del dr. Steinman (Elizabeth è, a mio parere, una figura sopravvalutata, insieme a tutti i "nemici" presenti nel gioco), nè concetti dall'immenso spessore filosofico (come quelli espressi da Eleanore in Bioshock 2) ed il fascino di Rapture, rimane inarrivato e, probabilmente, inarrivabile.
Voto 7,5
Αναρτήθηκε 2 Απριλίου 2013. Τελευταία επεξεργασία 28 Νοεμβρίου 2013.
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12.5 ώρες συνολικά (12.0 ώρες όταν γράφτηκε)
Come affermavo ieri, discutendo con una persona, ormai mi ritengo un giocatore "stanco": sono sempre pronto a criticare qualsivoglia tipologia di videogioco (tranne rare eccezioni) per incapacità di trasmettermi emozioni profonde, per la mancanza di originalità e per l'impossibilità di riuscire ad intrattenermi dinanzi al monitor per una quantità di tempo abbastanza pronunciata. La colpa sarà dell'ormai avanzato appiattimento dei videogiochi, indubbiamente causato dall'invadenza del mercato console sul gaming pc e, insieme a questo, in generale, dei gusti di gran parte del pubblico che cerca l'immediatezza, la semplificazione e l'azione a discapito della narrazione e della profondità filosofica. Non ♥♥♥♥, inoltre, che, probabilmente, a influire su questa mia considerazione è il fatto che ormai mi dedico quotidianamente a questo hobby da veramente troppi anni e, pian piano, la magia iniziale, volente o nolente, col trascorrere del tempo, svanisce. Oggi mi accingo a commentare brevemente un titolo che, nonostante i presupposti non propriamente eccelsi, si è rivelato essere, tutto sommato, abbastanza interessante. DMC Devil May Cry è un gioco d'azione sviluppato da Ninja Theory e pubblicato da Capcom che (fortunatamente) ha veramente poco a che spartire con gli episodi precedenti della medesima saga (che personalmente non ho mai amato più di tanto). Questo DMC è un reboot in cui vestiremo i panni di Dante, storico personaggio della serie, che dovrà allearsi con suo fratello "Vergil" per sconfiggere un'organizzazione demoniaca che minaccia il destino dell'intero pianeta Terra. La trama del titolo e le numerose sequenze di internezzo, nonostante siano piacevoli, non spiccano di originalità e, tutto sommato, si rivelano essere abbastanza scontate e prevedibili. Il gameplay è ben studiato e affianca a delle simpatiche sezioni platform numerosi momenti in cui dovremo combattere contro orde demoniache che si accingono a minacciare il nostro alter-ego. Avremo a disposizione una serie di attacchi e di combo, oltre che di armi corpo a corpo e da fuoco che ci permetteranno, a seconda dello stile e della nostra abilità nel padroneggiarle, di raggiungere ad una valutazione finale con tanto di classifica mondiale (scusate la rima). Sarà inoltre presente un sistema di crescita con il quale spenderemo dei punti acquisiti per migliorare le abilità e la forza di Dante. La conversione su pc è di buona qualità e, fortunatamente, il titolo è perfettamente padroneggiabile con l'accoppiata mouse e tastiera. Tecnicamente, pur non spiccando, riesce a stupire e ad offrire una qualità grafica di tutto rispetto (il gioco è anche molto leggero e quindi funzionerà egregiamente anche su configurazioni non estremamente performanti). Ma il vero e proprio grandissimo pregio del gioco è indubbiamente il level design: quest'ultimo è un elemento caratterizzante e di profondo impatto visivo che non potrà non stupire chiunque affronti questa bella esperienza videoludica. La longevità si attesta sulle 8 ore a difficoltà normale (ed ha un alto tasso di rigiocabilità) e la qualità del sonoro e del doppiaggio italiano è nella norma. DMC Devil May Cry è, tutto sommato, un buon gioco che è riuscito a divertirmi abbastanza e che per molti aspetti ritengo anche originale, nonostante diversi difetti prima citati non mi portino a ritenerla un'opera memorabile.
Voto 7,9
Αναρτήθηκε 11 Μαρτίου 2013. Τελευταία επεξεργασία 25 Νοεμβρίου 2013.
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31.2 ώρες συνολικά
Darksiders 2 è il seguito di Darksiders (ma va!) in cui vivremo le vicende di Morte, uno dei quattro cavalieri dell'apocalisse, il cui fine sarà quello di salvare suo fratello Guerra (protagonista del primo capitolo della serie) da un destino nefasto. La trama prosegue senza importanti colpi di scena nè eventi particolarmente significativi ma accompagna senza troppe pretese le 25-30 ore necessarie per completare la campagna. Se la longevità è molto sostenuta, il gameplay non è sempre originalissimo e dopo diverse ore gli enigmi parranno piuttosto macchinosi e, comunque, sempre meno intuitivi. I combattimenti sono moderatamente divertenti e forniscono un tasso di sfida non sempre all'altezza ma comunque riescono a intrattenere nei frangenti tra un enigma ed un altro. Il sistema di combattimento si avvale di una sostenuta quantità di combo e potenziamenti, che potranno essere acquistati presso i trainer presenti in alcune aree di gioco. La struttura, se vogliamo, è lontanamente equiparabile al free roaming, anche se le quest secondarie non costituiranno di certo un elemento imprescindibile per poter godere dell'esperienza, anzi spesso si dimostreranno oltremodo ripetitive, tediose e frustranti. Tecnicamente Darksiders 2 è veramente obsoleto, ci sono pochi parametri da configurare e le texture ed, in generale, la resa visiva è mediocre (la grafica ricorda World of Warcraft). Un titolo che sarebbe, tutto sommato, più che sufficiente se non fosse che presenta dei difetti imperdonabili: la conversione su pc è qualcosa di orripilante e, su buona parte dei sistemi, rende problematicissima una fruizione quanto meno decente del gioco in questione. Darksiders 2 su sistemi random soffre di gravissimi problemi di stuttering che sono risolvibili disabilitando alcuni processori logici (l'ottimizzazione con i quad core è oscena) e tenendo l'hard disk sempre "sveglio" evitando che vada in "sleep mode", utilizzando uno streaming sempre attivo mentre si gioca (io ho usato "Radio Maria, una voce cristiana nella tua casa"); altro accorgimento può essere quello di disabilitare il Vsync dal gioco e attivarlo dal via driver. Oltre a questo, stranamente, il titolo ha gravissimi problemi con l'interfaccia Steam: spesso e volentieri, quando mi capitava di chattare con alcuni dei miei contatti, dopo aver chiuso l'overlay, il personaggio rimaneva bloccato e l'unico modo per tornare a giocare era caricare l'ultimo checkpoint (è vergognoso che un gioco Steamworks non sia nemmeno ottimizzato per le funzionalità di Steam). Inoltre i DLC sono totalmente inutili, quindi se avete intenzione di prenderlo, vi consiglio di acquistare esclusivamente il gioco base. Un titolo action comunque decente, ma che soffre di alcune lacune imperdonabili, prima tra queste una conversione su pc che rasenta l'oscenità. Quasi sufficiente.
Voto 5,9
Αναρτήθηκε 2 Φεβρουαρίου 2013. Τελευταία επεξεργασία 25 Νοεμβρίου 2013.
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34.8 ώρες συνολικά (34.3 ώρες όταν γράφτηκε)
Il catalogo Steam oramai conta oltre tremila titoli e spesso e volentieri molte opere, anche di grande valore, non ricevono l'attenzione che meritano, in mezzo a una quantità spropositata di giochi che a fatica raggiungono la mediocrità. Lo scorso Novembre, ho dato un'occhiata a Super Hexagon ma dal video di presentazione non avevo capito assolutamente nulla del gioco e l'ho scartato a priori, lasciandolo sullo scaffale virtuale. Nei mesi successivi ho notato che alcuni contatti nella mia lista amici giocavano periodicamente, anche per sessioni prolungate, a quel gioco per cui non avrei speso un centesimo. La curiosità e i numerosissimi pareri positivi mi hanno spinto a provare il vecchio "hexagon": una versione gratuita con meno contenuti e modalità rispetto al titolo acquistabile su Steam. Dopo aver trascorso un'ora su quel giochino in flash mi sono reso conto di trovarmi di fronte a un gioco dal gameplay estremamente originale, difficile ed aggressivo: decido così di acquistare Super Exagon al modico prezzo 2,99€. Questo è un titolo sviluppato da Terry Cavanagh (per intenderci, lo stesso che si è occupato di VVVVVV) e la peculiarità di quest'opera è sicuramente il fatto che, nonostante la sua apparente semplicità, si presenti come uno dei videogiochi più ostici di fronte ai quali mi sia trovato nella mia esperienza di videogiocatore: The Binding of Isaac e Super Meat Boy, al suo confronto, sono semplici come un giochino alla stregua degli ultimi Call of duty alla difficoltà minore. Controlleremo un triangolo posto vicino a un esagono presente nella zona centrale dello schermo e il nostro fine sarà quello di farlo ruotare verso destra o verso sinistra (con i tasti del mouse o con le frecce della tastiera) al fine di evitare dei muri che, con una velocità impressionante, si stringeranno attorno a noi. Sono presenti tre livelli di difficoltà (Hard, harder e hardest) ognuna delle quali, se saremo in grado di non arrivare al game over prima di 60 secondi, sbloccherà un'ulteriore modalità: Hyper (qui la difficoltà aumenterà in maniera esponenziale, rendendo il titolo diverse volte più ostico). Sarà presente, inoltre, una classifica mondiale che ci permetterà di confrontare i nostri risultati con quelli degli altri giocatori e di tutti coloro che possiedano il gioco nella lista amici di Steam. La colonna sonora, inoltre, è oggettivamente meravigliosa e perfettamente studiata per accompagnare le sonore bestemmie che pronunceremo tra un "game over" e l'altro. Super Hexagon è un gioco psichedelico, un titolo che richiede una concentrazione elevatissima e che non perdona: il minimo errore ci porterà immediatamente al fallimento. Un gioco da prendere a piccole dosi per evitare di soffrire di fastidiosi mal di testa e/o vertigini. È un'opera, quindi, che mi sento di sconsigliare a chiunque cerchi un titolo tranquillo e con un tasso di sfida risibile (e chiunque soffra di problemi epilettici) ma, al contrario, che vorrei caldamente consigliare a qualsiasi persona che sia stanca della semplicità e della piattezza dei giochi di oggi. È come se il gaming, con titoli come questo, si riappropriasse del suo magistero, della sua funzione primaria: quella di divertire e di offrire una sfida molto pronunciata, proprio come accadeva qualche decennio fa. Titolo promosso a pieni voti.
Voto 9
Αναρτήθηκε 21 Ιανουαρίου 2013. Τελευταία επεξεργασία 25 Νοεμβρίου 2013.
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6.2 ώρες συνολικά
Sono stato sempre attratto dai titoli indie, ma ultimamente questi ultimi cominciavano ad annoiarmi in quanto li trovavo sempre meno originali ed innovativi (e spesso e volentieri monotoni e ripetitivi). Anche titoli molto blasonati come Limbo, ben presto, mi hanno annoiato e spesso non sono riuscito nemmeno a portarli a termine (come nel caso di Bastion). Il titolo di cui mi accingo a scrivere, è un'opera che è riuscita a soddisfarmi pienamente nella sua formula e nella sua unicità: sto parlando di Deadlight. Questo è il primo titolo dei Tequila Works, team indipende ma formato da programmatori esperti, alcuni dei quali hanno lavorato per la Blizzard o per la Sony. Definire il genere di questo titolo è, a tutti gli effetti, un'impresa ardua: possiamo considerarlo come un survival horror (con gli zombie) con una visuale a scorrimento in un mondo tridimensionale. Il gioco narra le vicende di Randall Wayne, il cui fine sarà quello di sopravvivere ad un'apocalisse zombie e di salvare la sua famiglia e i suoi amici. Il loro obiettivo, infatti, dovrà essere quello di spostarsi dalla propria residenza in Canada fino a Seattle dove si presume ci sia un luogo sicuro, una sorta di "terra vergine" dove la minaccia dei non-morti non è ancora giunta. Nonostante un incipit non propriamente originale, la trama non è banale ed è ricca di colpi di scena ed importanti momenti di introspezione psicologica nella mente del protagonista. Il titolo utilizza il motore grafico "Unreal Engine 3" che riesce ad offrire dei paesaggi ottimamente ricreati, delle luci molto credibili e degli effetti volumetrici assolutamente convincenti; peccato per la mancanza di un antialiasing che rende il titolo ricco di fastidiosissime scalettature (problema che però è di semplice risoluzione, in quanto è possibile attivare l'effetto attraverso di drivers della scheda video). Il gameplay è fluido, divertente, mai frustrante e con enigmi di semplice risoluzione; ho apprezzato molto il fatto che spesso e volentieri sia più conveniente scappare dalle creature nemiche piuttosto che combatterle e che la strategia migliore sia, appunto, quella della fuga. L'arsenale è composto da un'ascia e da un paio di armi da fuoco (un revolver e un ♥♥♥♥♥♥ a pompa) con una quantità limitata di munizioni. La longevità del titolo non è molto pronunciata: infatti gran parte dei giocatori giungeranno al termine dell'esperienza con non più di quattro ore di gioco. Per il resto, il comparto sonoro, dagli effetti, alle musiche, al doppiaggio (presente solo in lingua inglese, anche se ci saranno dei sottotitoli in italiano) è veramente di ottimo livello. Per concludere, Deadlight è un'esperienza completa e appagante, originale e variegata (seppur con alcuni difetti) che consiglio senza riserve a tutti coloro che non disdegnino questo genere di giochi.
Voto 8
Αναρτήθηκε 4 Ιανουαρίου 2013. Τελευταία επεξεργασία 25 Νοεμβρίου 2013.
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7.7 ώρες συνολικά (6.1 ώρες όταν γράφτηκε)
Rocketbirds: Hardboiled Chicken è un gioco platform in 2D, un indie semi-sconosciuto di cui sono venuto a conoscenza per caso e che mi ha veramente sorpreso. Impersonificheremo un pollo di nome Hardboilerd il cui compito sarà quello di guidare i suoi compagni rivoluzionari alla liberazione dell'oppressivo regime di dittatura dei pinguini, capeggiato da Putzky, perfido e malvagio tiranno di Albatropolis. All'interno del titolo è possibile scorgere una critica e allo stesso tempo una parodia nei confronti delle dittature dello scorso secolo ed in particolare del regime nazista e delle dittature comuniste. Il titolo, composto di 15 livelli per la campagna in giocatore singolo e di 10 per la modalità cooperativa, offre una longevità complessiva che si aggira intorno alle 6 ore di gameplay. Il sonoro è veramente sorprendente con musiche molto ben implementate, mentre il comparto tecnico può vantare di una grafica stile cartoon. Il gameplay è abbastanza vario e alle numerose fasi di shooting si alternano degli enigmi comunque semplici ed intuitivi (tranne in alcuni casi in cui questi ultimi saranno più ostici e meno immediati da risolvere). L'arsenale è abbastanza vario e oltre alla classica pistola potremo disporre di ♥♥♥♥♥♥ a pompa, ♥♥♥♥♥♥ d'assalto, granate ed altri accessori che non voglio citare per evitare di rivelarvi troppo. Inoltre, voglio porre l'accento sulla qualità della modalità cooperativa: potremo scegliere tra diversi "pappagalli" ognuno dei quali con diverse caratteristiche e diverse armi e giocare in una campagna totalmente separata dal single player assieme ad un amico: le meccaniche di questa modalità sono un tantino diverse rispetto a quelle viste nel giocatore singolo e spingono fortemente al lavoro di squadra (seppur la squadra sia composta appunto da soli due giocatori). Sarà possibile, quindi, salire sulle spalle del proprio partner e sparare all'impazzata contro i temibili nemici, aiutarsi nello scalare sporgenze inarrivabili e risolvere semplici enigmi. La campagna cooperativa è, quindi, abbastanza breve ma molto intensa e divertente (le meccaniche di quest'ultima, infatti, le ritengo estremamente originali, quasi uniche nel loro genere). L'unica pecca, oltre a una longevità non propriamente pronunciata, è la qualità della traduzione: spesso e volentieri i dialoghi sembrano tradotti con il traduttore di google quindi, se conoscete le basi dell'inglese, sarebbe cosa buona e giusta scegliere la traduzione in lingua originale. Ritengo Rocketbirds uno dei migliori indie dell'anno e lo consiglio praticamente a tutti coloro che non disprezzino il genere (anche perchè il prezzo è veramente onesto). Mi meraviglio solamente che sia un titolo quasi totalmente sconosciuto che, secondo me, non ha ricevuto, da parte dei giocatori, l'attenzione che avrebbe sicuramente meritato.
Voto 8
Αναρτήθηκε 30 Δεκεμβρίου 2012. Τελευταία επεξεργασία 26 Νοεμβρίου 2013.
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7.8 ώρες συνολικά
Spec ops: The Line è uno sparatutto ambientato in un lontano pianeta di nome Sera, in cui impersonificheremo uno dei membri della squadra Delta il cui compito sarà quello di uccidere le locuste e...Oh merda! Mi sono confuso con Gears of War... I due titoli sono praticamente identici solo che al posto delle cazzo di locuste ci sono dei militari idioti e non siamo su Sera ma sulla Terra e precisamente a Dubai. Il gameplay è identico a Gears of war e risulta essere estremamente piatto e macchinoso (evidentemente studiato al 100% per essere manovrato con un cazzo di pad) e con un paio di tasti esegui praticamente tutte le azioni possibili. Facciamo un esempio? Con la "barra spaziatrice" si corre, si curano gli alleati e ci si mette in copertura. Oppure col tasto "r" si ricarica e si raccolgono le armi. Il sistema di coperture è sempre la solita rottura di coglioni, essendo scomodo all'inverosibile e la difficoltà del gioco è oggettivamente risibile: non muori nemmeno se preghi la madonna di Fatima affinchè i nemici ti spediscano al fottuto creatore. Al livello massimo di difficoltà selezionabile all'inizio, morire è oggettivamente impossibile e quelle poche volte che mi è capitato di crepare è stato a causa dell'oscena stupidità artificiale che porta i compagni, senza motivo apparente, a danzare tra i proiettili in maniera più leggiadra di Antonietta Fagnani Arese, l'"amica risanata" di Foscolo. Il titolo, inoltre, è estremamente corto e l'ho portato a termine in meno di 6 ore; fortunatamente è stata aggiunta qualche missione in modalità cooperativa anche se il multiplayer non l'ho potuto provare in quanto è deserto. Nonostante disporremo di un buon arsenale, il feeling con le armi è inesistente e sembra di sparare con delle pistole giocattolo. Il motore grafico non è un granchè dato che su pc le impostazioni grafiche sono veramente poche: per fortuna c'è Nvidia inspector che mi ha permesso di poter attivare l'MSAA ed altri effetti che hanno migliorato sensibilmente la resa visiva. Il motore fisico è inesistente. L'unico elemento che riesce a sollevare il titolo dalla mediocrità è una trama molto profonda e convincente, cosa piuttosto rara in questa tipologia di giochi. Ci sono delle azioni che portano a delle conseguenze e sono presenti dei finali multipli. L'ambientazione, poi, se fosse stata sfruttata in maniera più adeguata sarebbe anche molto originale. Insomma Spec Ops: The Line è un'occasione mancata, con un sistema di controllo osceno, una intelligenza artificiale deficitaria ed altri difetti quasi imperdonabili: dovete essere consci del fatto di acquistare questo gioco solo perchè volete sentirvi raccontare una bella storia dato che il gameplay è totalmente indecente. Tutto sommato sufficiente.
Voto 6
Αναρτήθηκε 28 Δεκεμβρίου 2012. Τελευταία επεξεργασία 25 Νοεμβρίου 2013.
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49.9 ώρες συνολικά
Dopo Far Cry 2, titolo ingiustamente criticato da gran parte dei videogiocatori (o almeno supposti tali), finalmente, dopo oltre quattro anni di attesa, è stato rilasciato il suo seguito. Esattamente come nel capitolo precedente, la struttura di Far Cry 3 è quella di un free roaming ma, in questo caso, a differenza delle meravigliose ambientazioni della savana africana, esploreremo un immenso arcipelago tropicale ricco di nemici spietati ed animali feroci. Il nostro alter-ego sarà Jason Broody (personaggio logorroico e fastioso, forse il peggiore nella storia dei videogiochi) che è un turista che, suo malgrado, assieme ai suoi amici, si ritrova bloccato in questa temibile isola tropicale dopo essere stato catturato dallo spietato, crudele e mentalmente instabile Vaas. Il suo compito sarà, appunto, quello di salvare i suoi amici e fuggire da questo luogo di selvaggio e pericoloso. La trama, quindi, nel suo complesso sembrerebbe anche abbastanza sfaccettata ma ben presto ci si renderà conto di come sia piatta, scontata e banale (raggiunge la sufficienza solo grazie alla presenza di qualche personaggio ben caratterizzato, come il già citato Vaas). Inoltre, nell'isola saranno presenti diverse missioni secondarie anche se, purtroppo, sono praticamente tutte identiche e monotone. Inoltre è presente la possibilità di craftare degli oggetti che ci permetterà di creare degli accessori raccogliendo delle piante e scuoiando gli animali; oltre a ciò è stato implementato un sistema di avanzamento del personaggio che consentirà di migliorare le abilità del protagonista. Il comprarto tecnico è altalenante: se da una parte il titolo offre degli scorci panoramici veramente ben curati, dall'altra ci sono delle texture veramente orribili (quelle delle rocce sono quasi ai pessimi livelli dell'orribile Rage); tecnicamente il secondo capitolo, che ha quasi un lustro alle spalle, è oggettivamente di molto superiore (ma ovviamente sappiamo tutti il motivo di questa stagnazione (e a volte involuzione) dei videogiochi dal punto di vista tecnologico, non è vero?). Il motore fisico è... Assente: non si distrugge nulla e la vegetazione rimane immobile allo spirare del vento e al nostro passaggio. L'interfaccia è veramente oscena: i menù sono stati designati per essere sfogliati da un pad e l'hud è estremamente invasivo (ti dice l'esatto punto in cui raggiungere ogni obiettivo e ti segnala la direzione da cui ti sparano e ti vedono i nemici). Inoltre, anche se giocato alla difficoltà più elevata, il tasso di sfida è risibile. L'arsenale è molto vario, però le armi non hanno rinculo e il sonoro di queste ultime ricorda molto le pistole giocattolo (peccato davvero perchè il feeling con le armi di Far Cry 2 era qualcosa di inarrivabile). Il multiplayer, poi, se da una parte comprende un buon numero di mappe e di modalità, dall'altra è una scopiazzatura di Call of Duty: diverte per qualche ora ma dopo poco stufa; poi la gravissima mancanza dei server dedicati fa sì che in due partite su tre si lagghi come Cristo sulla croce. È anche presente (e ben accetta) una modalità cooperativa sino a 4 giocatori consistente in una campagna totalmente separata da quella in single player. Far Cry 3 si presenta come un titolo ricco di difetti gravissimi e imperdonabili (causati in gran parte anche da una frettolosa conversione su pc) e con alcuni pregi (ambientazioni vaste, longevità sostenuta, modalità cooperativa separata da quella in giocatore singolo). Sconsiglio assolutamente di acquistarlo a prezzo pieno, vale sì e no 10-15€. È un titolo che mi ha fortemente deluso (non perchè sia orribile) ma perchè, dopo i due Far Cry (profondamente differenti ma estremamente originali ed innovativi) e dopo le promesse perpetrate dagli sviluppatori ci si aspettava un capolavoro e non un gioco con queste gravissime lacune.
Voto 6,9
Αναρτήθηκε 6 Δεκεμβρίου 2012. Τελευταία επεξεργασία 25 Νοεμβρίου 2013.
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100.7 ώρες συνολικά (100.3 ώρες όταν γράφτηκε)
Dopo oltre sei anni di incessante attesa, finalmente è uscito Hitman:Absolution: il quinto capitolo di questa famosissima saga stealth. Sono stato sempre un grandissimo fan della serie e attendevo questo gioco con trepidazione. D'altra parte, però, dato l'andazzo dei tempi avevo il forte timore che questo titolo, a causa della "casualizzazione" del gaming, sarebbe stato intaccato e che non mi avrebbe mai trasmesso le emozioni di un tempo; avevo il nefasto presagio che Hitman sarebbe diventato un piatto e monotono sparatutto in terza persona alla Gears of war. Per fortuna, però, mi sbagliavo (e, modestamente, è raro che io sbagli): Hitman:Absolution è un titolo eccellente che per alcuni aspetti riesce ad essere addirittura superiore agli altri episodi della saga. La formula non è stata stravolta ma rinnovata, il gameplay non è stato appiattito ma leggermente modificato. Insomma: Absolution è, a tutti gli effetti, molto meglio di come me lo sarei lontanamente aspettato. Rispetto agli altri Hitman la trama sarà molto più ricca, variegata e approfondita e il personaggio di 47 si evolverà in maniera del tutto inaspettata: ora ha da risolvere una faccenda personale, non è più uno spietato assassino delle mani dell'Agenzia, dovrà prendersi cura di qualcuno, dovrà ottemperare ad una promessa fatta ad un'"amica"... comincerà, insomma, a provare dei sentimenti "umani". Tecnicamente il gioco eccelle, il motore grafico (Il nuovissimo Glacier Engine 2) è qualcosa di fenomenale e siamo quasi ai livello di dettaglio di The witcher 2: i personaggi principali sono dettagliati con cura maniacale e le ambientazioni ricreate in maniera sublime. Queste ultime sono varie ed estremamente curate al fine di offrire un'esperienza completa a trecentosessanta gradi. Inoltre posso affermare con certezza che questo è il titolo più longevo di tutta la serie: si tratterà di 20 missioni divise a loro volta in sezioni più o meno lunghe e complesse per una quantità di ore di gioco a dir poco spropositata (io ho portato a termine il titolo in 46 ore di gameplay, giocandolo in modalità "difficile" senza farmi mai scoprire dai nemici). Ovviamente questo gioco va giocato in stealth, cercando di non allertare i nemici e di limitare il più possibile gli scontri a fuoco. Se non farete così, rischierete seriamente di rovinarvelo e di terminarlo in poche ore senza aver assaporato quella che è la vera essenza del gameplay di questo titolo. Vi prego di non dare retta alle recensioni: sono arrivati a scrivere che la trama principale si completa in 10-12 ore. Questi tizi, con molta probabilità, l'hanno giocato in modalità "facile" sparando a qualsiasi cosa si muovesse...La critica videoludica attuale è ormai abituata ad ingoiare qualsiasi merda presente sul mercato. Tornando al titolo, L'intelligenza artificiale è veramente ottima e il comparto sonoro molto evocativo (peccato solamente che non ci sia più la colonna sonora di Jesper Kid). Gli ultimi tre livelli di difficoltà offrono una sfida senza pari: mi è capitato raramente di imprecare così tanto per un titolo e di dover ricaricare dal checkpoint perchè venivo sgamato nello stesso punto, dalle stesse guardie per interi pomeriggi. Inoltre è presente una modalità competitiva chiamata "contratti" in cui potremo creare dei contratti (con delle condizioni che permetteranno di acquisire punti bonus) attraverso un semplicissimo editor che permetterà ad altri giocatori di affrontare le sfide da noi create. Compendiare in poche righe quella che è la bellezza e la cura insita in questa opera è un'impresa ardua, sento solo la necessità di affermare come questo titolo sia veramente un capolavoro nel genere videoludico. Per me è il gioco dell'anno e lo stealth del lustro (o forse anche del decennio) anche perchè attualmente c'è veramente poco che possa eguagliarlo o addirittura superarlo. Lo consiglio a tutti senza riserve anche a prezzo pieno
Voto 9,8
Αναρτήθηκε 27 Νοεμβρίου 2012. Τελευταία επεξεργασία 26 Νοεμβρίου 2013.
Βρήκατε χρήσιμη αυτήν την κριτική; Ναι Όχι Αστεία Βραβείο
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23.0 ώρες συνολικά (11.0 ώρες όταν γράφτηκε)
Daniel Garner è tornato! Painkiller HD (shooter adrenalinico dal sapore gotico e sacro) è un remake/sequel di Painkiller (remake perchè la maggior parte dei livelli sono delle versioni rifatte e migliorate del titolo originale, sequel perchè la storia inizia esattamente dal punto in cui terminava PK:BOOH) in cui torneremo a vestire i panni di Daniel, ancora una volta costretto a vagare tra le anime del purgatorio. L'arsenale è lo stesso dei precedenti capitoli, con la sola aggiunta di una nuova arma: la soul catcher (dopotutto non è semplice aggiungere qualcosa al già completissimo arsenale del gioco base). Tecnicamente è gradevole e sfrutta molto bene il suo motore grafico (l'UE3); il sonoro, onusto di musiche metal, si connatura perfettamente alla natura adrenalinica del titolo. L'unica vera pecca è la longevità: il titolo è composto da soli 14 livelli (alcuni presi dal gioco base, altri dall'espansione) che si completano in meno di 4 ore a difficoltà normale (per fortuna, grazie alla presenza di achievement e tarocchi sbloccabili, il titolo presenta un alto tasso di rigiocabilità). Inoltre l'intera campagna è giocabile in modalità cooperativa e il multiplayer (seppur poco giocato) presenta delle modalità abbastanza originali (come il survival competitivo). Consigliato se siete degli amanti degli shooter adrenalinici e/o della saga di Painkiller, sconsigliato per coloro che sono abituati a giocare Gears of War col pad mentre sono stesi sul divano a mangiarsi i bignè.
Voto 7
Αναρτήθηκε 20 Νοεμβρίου 2012. Τελευταία επεξεργασία 25 Νοεμβρίου 2013.
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