Nel tempo trascorso da me e Lara insieme nella clinica, abbiamo potuto conoscere, se non tutto, la maggior parte dell’altro.
Lei ha scoperto che scrivevo e che avevo giurato di smettere, e io....beh, io ho scoperto una cosa decisamente interessante.
Una sera, vagavo per i corridori illuminati al neon e alla fine mi ritrovai nella stessa meta dove praticamente ogni giorno finivo: la camera di Lara. Ma quella sera...c’era qualcosa di diverso, perché entrando in quella stanza che fino al giorno prima era color crema come tutte le altre, mi resi conto che ora era un' esplosione di colori, che colpiva i miei occhi ed il mio cuore.
Davanti alla porta d’ ingresso vi era disegnato un tramonto rosso fuoco...con degli sprazzi rosati, a destra e a sinistra il mare, che grazie al riflesso della luce creavano un immagine stupenda, sopra...nel soffitto, il tutto raffigurava una notte di luna piena, colma di una caotica atmosfera, e infine il pavimento, che era un letto di foglie secche d’autunno, così simile a quello che solo qualche giorno fa io e lei avevamo percorso in silenzio, assaporando ogni singolo dettaglio.
Ed era tutto la, in quella stanza, tutto creato da lei, e non riuscivo a crederci.
Fu la che lei si avvicinò a me, mi guardò negli occhi..e mi baciò.
Un bacio distante, lontano, un po’ come lei che, accarezzandomi la guancia e con una lacrima che le rigava il viso mi disse in un sospiro: “Memento mori, ricordati che devi morire”

Quasi a ricordarmi che non siamo infiniti, che mai lo saremo, quasi a ricordarmi di sfruttare ciò che ho, che da un momento al altro potrebbe scomparire.
Ricordatelo...mi aveva detto, dicendo che è il tempo che da senso alle nostre azioni, alle nostre paure, alle nostre ferite.
Come la stessa morte da senso alla vita...o è il contrario? Non l’ho mai capito, e sebbene glielo abbia chiesto, non ho ricevuto risposta.
Il tempo.
Lancette piccole e grandi che ticchettando si muovono, in un ritmo di 4/4, come su uno spartito invisibile.
Il tempo.
Invisibile ansia di ogni giorno, resa reale da convinzione umana, un tempo astratta...ma è impossibile realizzare un astrattismo senza dimenticarsi qualcosa, senza cadere in errore.
Il tempo.
Ciò che divide, unisce, ferisce e fa sorridere le persone.
Il tempo.
Ciò che da senso a ciò che ci ferisce, ci spaventa e ci fa sorridere.
Che senso avrebbe, comunque, tutto ciò che facciamo se non avessimo un limite di tempo, se non finisse?
Ma allo stesso modo...che senso ha fare qualcosa che sappiamo già scomparirà?
È come fare un castello di sabbia sotto il classico tramonto estivo di quando ero bambino, è come costruire ciò che sappiamo le onde porterà via.
Allora perché lo facciamo?
Perché ci ostiniamo ad investire tutte queste energie, questa fatica, in qualcosa che morirà?
Perché amare se sappiamo già che l’altra persona ci farà soffrire, un giorno?
- Ma quante domande - Lei guardava il soffitto, con un sorriso malinconico.
- Sono le uniche cose che mi rimangono - Strinsi i pugni ed il mio corpo si irrigidì, a causa di un peso insostenibile.
- La speranza, ciò che rimane a tutti noi, ciò che ci fa andare avanti, è la speranza. Hai ragione a domandarti il perché, ma la vera risposta non la troverai mai dentro di te, ma nel cuore delle altre persone. Nel cuore di quelle persone che non si arrendono, che sacrificano gli altri per sé stesse, delle persone che piangono col sorriso, e stringono i pugni sotto la pioggia.
Se una persona perde la speranza, è vuota, è un cadavere che cammina, destinato ad un esistenza senza significato.
- La mia esistenza...ha un significato? -
Lei sospirò, spostò lo sguardo su di me e lentamente disse - Memento mori -.