Protoss
Marco Trapani   Salzano, Veneto, Italy
 
 
Sono un PCista di 31 anni, con una esperienza videoludica che coinvolge una vasta gamma di videogiochi single player.
Gli elementi che prediligo in un videogioco sono le atmosfere evocative ed ammalianti e le storyline con pathos e carisma.
Benvenuti!
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CONFIGURAZIONE

:bolt: Case: Warmachine Empire Gaming
:bolt: CPU: AMD Ryzen 7 3800x @ 3.9 GHz
:bolt: GPU: NVIDIA Asus Strix GTX 1080 8GB GDDR5
:bolt: Monitor: MSI Optix G271 27'' 1920x1080@144Hz
:bolt: MOBO: Gigabyte B450 Aorus Pro
:bolt: RAM: Ballistix Cucial 32 GB DDR4 @ 3000MHz
:bolt: SSD: Samsung 970 EVO Plus NVMe M.2 SSD 1 TB + Crucial SSD SATA BX500 1TB
:bolt: PSU: Aerocool Lux 650W modulare
:bolt: OS: Windows 10 Pro 64 bit
Értékelés-vitrin
Riprendo dall’auspicio con cui avevo terminato le mie considerazioni sul primo capitolo:

Confido che la serie Pillars of Eternity possa cogliere l’eredità di questa prima e ottima esperienza e maturare completamente con il secondo capitolo, come fece Baldur’s Gate II a suo tempo.

L’effetto nostalgia di vedere un RPG isometrico classico nel 2015 e un nuovo lore sviluppato dalla sapiente mano narrativa di Obsidian mi ha fatto evidenziare più i pregi che i difetti del primo capitolo, tant’è che l’ho rigiocato successivamente in modalità Path of the Damned nella sua versione comprensiva di DLC per godermelo nuovamente e prepararmi al meglio al seguito.

Deadfire è un capolavoro indiscusso che ha preso coscienza dei suoi punti di forza, smussato le perplessità viste precedentemente e raggiunto quella levatura superiore (come fece Baldur’s Gate II) rispetto il primo capitolo?

La risposta è no.

Nessun elemento che compone l’esperienza di gioco ha delle accezioni negative significative, anzi, è il titolo è ineccepibilmente appagante, ma mi ha lasciato perplessa la sceneggiatura e come questa viene rappresentata a livello di scenografia.

L’incipit narrativo si pone come continuum diretto del primo capitolo: debellata la questione dei senz’anima nella Foresta di Dyr, l’Osservatore prenderà il largo a bordo di un vascello in direzione dell’arcipelago Mortafiamma alla caccia del redivivo Eothas, immischiandosi un contesto che vede contrapporsi divinità, fazioni e il destino stesso di Eora.
La main quest rappresenta l’elemento più intrigante di Deadfire e si pone sullo stesso livello di pathos visto nel capostipite della serie, tuttavia non gli è stato dato il giusto spazio e tempo per svilupparsi a dovere e culminare in qualcosa di più concreto e profondo.
In più di una occasione, gli avvenimenti principali vengano eccessivamente messi in secondo piano dalle vicende politiche e culturali di Mortafiamma, che distolgono l’attenzione del giocatore tramite un fitto strato di missioni collaterali volte ad approfondire le motivazioni e i conflitti delle varie fazioni.

La linea tematica principale, che verte sull’animanzia, sulle divinità e sul destino di vita e morte di Eora, anziché rappresentare la colonna portante, si perde eccessivamente in mezzo a tematiche come pirateria e colonialismo.
Nella Foresta di Dyr era stato orchestrato un backgroud di quest che culminava in una coerenza narrativa generale: la sceneggiatura permetteva al giocatore di farsi irretire dal substrato di missioni secondarie, ma, direttamente o indirettamente, teneva i riflettori sul Lascito, Thaos e la Chiave di Piombo.
In Deadfire il ritorno di un Dio considerato morto che si fa strada su Eora in forma fisica senza sapere le sue motivazioni viene affogato dal tema piratesco e dalle scaramucce dell’arcipelago, creando una netto distacco che mina la coesione narrativa: da un lato si viene avviluppati dalle dinamiche che hanno a che fare con il tessuto stesso dell’esistenza del mondo, dall’altro lato la spensieratezza di prendere il largo con la propria imbarcazione e lasciarsi guidare dalle scorribande piratesche al servizio del migliore offerente.
Ciononostante, la struttura delle quest e il pathos attraverso cui la storyline prosegue è generalmente scandite da uno stile impeccabile e vengono inscenate situazioni che immedesimano il giocatore.

Per quanto riguarda il party, la caratterizzazione dei personaggi perde un po’ di sfaccettature rispetto quanto visto in passato, ma i nuovi comprimari, anche grazie il ritorno di alcuni membri di vecchia data, non mancheranno di farsi apprezzare. A tal proposito, è interessante l’aver tratteggiato caratterialmente i vari personaggi, sviluppando un semplice ma vincente sistema fiducia/sfiducia valido sia per le scelte perpetrate dall’Osservatore che dagli altri membri.

Soddisfacenti anche i tre DLC: costituiscono valore aggiunto per l’esperienza di gioco e concedono piacevoli ore tra combattimenti e sviluppi narrativi pregevoli. L’espansione The White March era molto più ricca a livello di contenuti, ma questi DLC hanno il pregio di inserirsi meglio nel contesto narrativo principale.

Dal punto di vista tecnico e grafico, è stato perfezionato il modello 2.5D visto nel predecessore: la resa visiva è eccellente e la direzione artistica regala scorci e paesaggi mozzafiato. Non si evidenziano bug degni di nota, merita solo una menzione la frequenza e lentezza dei caricamenti dell’aree di gioco.

Il gameplay è stato revisionato sotto molti aspetti: il party massimo è stato ridotto a 5 personaggi, è stato introdotto il concetto di multiclasse e della specializzazione di classe, l’albero di avanzamento livello è stato ridisegnato e tutta un’altra serie di elementi che hanno ampliato e/o snellito l’intera struttura.
Il livello massimo è impostato a 20 e permette di sbloccare le abilità e poteri più avanzati. Vista l’esperienza maturabile tramite le missioni, i DLC e la presenza di boss con livelli superiori al 20, il level cap avrebbe dovuto essere maggiore.
L’esplorazione libera delle varie isole tramite un’imbarcazione personalizzabile si sposa bene con il background piratesco, ma, nel concreto, risulta essere esclusivamente un pretesto per iniziare\continuare le quest, offrendo una parvenza di open world.
I combattimenti navali avvengono a mo’ di racconto oppure sfociano in un abbordaggio con combattimento classico, pertanto non offrono nessun contributo degno di menzione.
Coloro che hanno una forma mentis D&D non si troveranno (ancora) a loro agio, tuttavia ritengo positivi i nuovi accorgimenti implementati, rendendo i combattimenti meno legnosi e più funzionali alla narrazione. Da menzionare la possibilità di giocare con il tradizionale sistema con barra tattica oppure adottare uno stile basato su turni.

In linea di massima, Pillars of Eternity II è prodotto all’altezza del suo predecessore, ma non lo eguaglia, ponendosi come un’esperienza di alta qualità, immancabile per gli appassionati di RPG a visuale isometrica.
L’arcipelago di Mortafiamma è ricco di contenuti e personalità, in cui il fascino variopinto delle isole è scandito da combattimenti stimolanti e sostenuto da una storia in cui non mancano quest appassionanti, scelte morali e compagni di spessore.
Al termine, rimane solo un po’ l’amaro in bocca, con la consapevolezza che alcuni elementi potevano essere orchestrati meglio o approcciati diversamente.
Kedvenc játék
Képernyőmentés-vitrin
Non sapranno neanche cosa li ha colpiti!
38 7
Su. jan. 2., 11:51 
Happy New Year 2024!
FenrirFree 2023. jan. 22., 4:36 
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Su. 2023. jan. 1., 13:23 
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⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀🎉✨𝐇𝐚𝐩𝐩𝐲 𝐍𝐞𝐰 𝐘𝐞𝐚𝐫🍾🥂
siso[ITA] 2020. nov. 9., 6:15 
dovevo apprendere dalla pagina ACTIVITY che stai giocando a B3, esiste!?
Shad_. 2019. dec. 28., 0:24 
:):winter2019coolyul:
fra2.f 2019. dec. 25., 6:48 
Ciao Marco tanti tanti auguri !!!!:gin_gift: